In Italia l’idea di commercializzare le divise da calcio venne invece nei primi anni ’80 a Maurizio Vitale con il suo marchio Robe di Kappa, allora produttore delle maglie della Juventus. La squadra è nata nel 1999 come Þór/KA dalla fusione delle due principali formazioni femminili cittadine, ovvero le sezioni di calcio femminile delle polisportive Íþróttafélagið Þór e Knattspyrnufélag Akureyrar, e la squadra porta sulla maglia entrambi i gagliardetti delle società fondatrici. 1776: è concesso il permesso di costruire i primi sobborghi nelle abolite servitù militari delle «Spianate» (Origine, Cappuccini, San Jacopo, Borgo Reale). Il centro tecnico non venne scelto dalla Federcalcio quale sede del ritiro della nazionale maggiore maschile in preparazione al campionato del mondo 1962, poiché gli Azzurri si allenarono a San Pellegrino Terme. Il 30 gennaio 1977 la nazionale gambiana affrontò per la prima volta una nazionale europea, la Danimarca, perdendo per 4-1 in casa in amichevole.
Il cambio di simbolo si è concretizzato il 12 dicembre 2014, allorché le selezioni nazionali norvegesi hanno adottato quale stemma uno scudetto con la bandiera nazionale sormontato da un cimiero costituito da due leoni dorati affrontati (mutuati dal simbolo nazionale) che reggono tra le zampe il monogramma NFF; a coronamento di tutto vi è la dicitura Norge. Sentii persino un certo orgoglio dispettoso e mi dissi che, va bene, lui era un bambino, ma la stoffa di noi due era simile. Nessuno – era chiaro – mi aveva cercato neanche là. La maglia dell’annata successiva fu bianca, con una grafica a righe grigio chiaro che disegnava al centro la croce di San Giorgio. San Gervasio Bresciano · Era successo che sia lei che sua madre mi avevano sognato che scendevo le scale, e queste cose si avverano sempre. Ad esempio, il Leeds Unite inizialmente spese un sacco di soldi e ha avuto successo per alcuni anni, ma ben presto i debiti della squadra sono diventati incontrollabili, i giocatori di successo sono stati venduti e, infine, la squadra è stata relegata per due volte dalla Premier League fino in Football League One. Dino guardava per il vetro il porticato e l’alto muro.
Un altro giorno colsi Dino che discuteva la guerriglia in un crocchio di compagni. Lo guardavo correre. Lo guardavo dare spintoni ai compagni in cappella. Metteva un grande impegno a giocar bene il nostro gioco, a restare impassibile, a farmi furbeschi saluti. Mi passò anche i saluti di sua madre e dell’Egle. Nonostante ciò la Maceratese prosegue il suo cammino testa a testa con gli umbri, anche grazie ad un lieve calo di quest’ultimi. Gli chiesi la sera, mentre entravamo in cappella, maglietta da calcio se non era ancora stato in un collegio. Meno male. Non faceva il musone, non stava in un angolo: io mi chiedevo se al suo posto sarei stato cosí bravo. Da quando sapevo che nessuno era piú stato a cercarmi, ero uscito nella viuzza, ero giunto a una piazzetta – solenne e incredibile, c’era una chiesa e un campanile – avevo visto dietro i tetti la collina, la collina del Pino lontana, violacea. E adesso Dino non aveva piú nessuno se non me. Venne un ragazzo a chiamare Dino dal rettore.
Nel 1937 viene ingaggiato dal Libertas Rimini, rivestendo il duplice ruolo di allenatore/giocatore. Avevo una volta messo il naso fuori dal portone. Ne seguirono dei lunghi spareggi che, divisi in due fasi, videro il Venezia costretto a scendere in campo ben sette volte. Cresciuto nel Torino, vive le prime esperienze da professionista in prestito a Varese e Siena, tornando al Torino per giocare un anno in Serie A e due in Serie B. In seguito si trasferisce alla Juventus, giocando un anno in Serie A e Champions League con la vittoria del campionato non valida per i fatti di Calciopoli e la successiva stagione in cadetteria con la risalita. Non dimenticare che sono disponibili misure anche per bambino così potrai vestire anche tuo figlio con la tua squadra del cuore. Sono 57 i giocatori che hanno indossato la fascia di capitano della Lazio. Dopo il giorno di silenzio del sabato, la Domenica di Resurrezione le principali autorità della città, compreso il capitano della Real Maestranza, partecipano alla solenne messa del vescovo in cattedrale. Pochi anni dopo, nel 1867, numerosi livornesi aderirono ai reparti di volontari nella terza guerra d’indipendenza; livornese era anche il capitano di fregata Alfredo Cappellini, che perì tragicamente durante la battaglia di Lissa.